PROLOGO: Sede della Polizia Speciale per le Minacce Paranormali, Bologna, Italia

 

“Non siete stati convocati per diventare i liberatori dal male.

“Non siete stati convocati per compiere miracoli.

“Non siete stati convocati per cambiare la politica.

Nella sala erano in cinque: l’uomo che era intento a parlare, il Generale Goffredo Vitale, capo della neocostituita PMP, e i destinatari del suo discorsetto:

Ø      Cesare Regolo, Romano, irruento Carabiniere con un curriculum inappuntabile. Ai suoi piedi, stava sdraiata Roma, una splendida femmina di pastore tedesco.

Ø      Vittorio Longarno, Toscano, giovane e sanguigno cacciatore di criminali di guerra nazifascisti.

Ø      Benedetta Mariacorona, Napoletana, piccola truffatrice ai danni del ceto più ricco.

Ø      Antonio Tomasi Agresi, Siciliano,uomo d’onore’, non proprio uno stinco di santo, ma uno degli ultimi esemplari non coinvolti nel giro della Mafia.

Vitale faceva molta attenzione a fissare i suoi ospiti negli occhi, mentre parlava. “Siete stati convocati perché, secondo i nostri cervelloni, siete i migliori in quello che fate. Insieme, potete essere forgiati in una squadra operativa capace di adattarsi a diversi scenari.

“Siete stati convocati per aiutare le forze dell’ordine a dare un bel calcio in culo alle emergenti minacce paranormali e a quelle organizzazioni che ne fanno ricorso. Siete stati convocati per essere impiegati in missioni di appoggio alle nostre forze all’estero e, soprattutto, per dare un messaggio chiaro: non siamo un cazzo di paese del terzo mondo incapace di difendersi, quando serve. Se un paese come Costa Verde può permettersi la sua maledetta supereroina, o se un branco di Arabi può mettere insieme la ‘Spada del Deserto’, noi dobbiamo avere la nostra

 

 

MARVELIT Presenta

Episodio 2 - Fucina di Eroi!

 

 

“Domande?”
”Sotto che giurisdizione ricadiamo?” chiese Cesare.

“La PMP è strutturata come il Corpo dei Carabinieri, quindi ne segue la giurisdizione, con qualche…libertà in caso venisse associata ad operazioni del SISMI o all’estero durante una missione internazionale.”

“Fantastico,” disse Antonio, con un sorriso amaro. “Superpoteri per torturare meglio qualche prigioniero? Vale davvero la pena di vivere per questo, no?” E dal suo tono era chiaro come la pensasse, in realtà.

“Sia chiara una cosa,” intervenne Vittorio, facendo bene attenzione a ricambiare lo sguardo di Vitale. “Forse non sono il più adatto a parlarne, visti i miei…metodi” voluto eufemismo per la sua abitudine di uccidere senza rimorso i propri bersagli. “Ma non ho intenzione di sacrificare la morale in nome della bandiera. Forse Capitan Italia qui,” indicò con il pollice Cesare, che ricambiò con occhiata seccata, “sarebbe capace di chiudere un occhio o due, ma io ho dei principi. I lavori sporchi me li seleziono, non li eseguo ciecamente. Chiaro?”

“Parla per te, ammazzasette,” disse Benedetta. “Era una vita che sognavo di usare le mie doti con un bell’avvallo legale. Quando si comincia?” Lei poteva permettersi di essere impaziente: era una mutante, e i suoi poteri sapeva usarli bene.

Il Generale scosse la testa. “Qui cominciamo a non capirci, benedetti ragazzi. Per lui, erano tutti ragazzi, senza distinzione di età. “Non vi si chiede ne’ di essere santarellini, ne’ di essere la versione tricolore del Punitore.

“È una questione anche di immagine: la PMP non è un’agenzia segreta, e voi sarete le punte di diamante in una serie di operazioni pubbliche. Ovunque andrete, salvo casi veramente eccezionali. Sarebbe facile mandarvi all’attacco della Sacra Corona Unita, della ‘Ndrangheta e tutte quelle bestiacce lì…ma sarebbe una replica di quello che fece Mussolini quando cercò di sradicare la Mafia con l’esercito. E sappiamo come andò a finire.

“La PMP ha delle specifiche priorità; se le altre forze dell’ordine chiedessero aiuto, noi lo daremo, ma non faremo di voi dei vigilantes. Chiaro?”

Gli rispose un minuto di silenzio, al quale seguì una domanda di Benedetta, a mano alzata. “Chi guiderà la squadra sul campo? Lei?”

Vitale ignorò l’inflessione ironica. “La guiderà il Sig. Regolo…anzi, Vessillo. E niente polemiche, ragazzi: la sua scelta è stata attentamente meditata. Il secondo in comando sarà Falcone,” guardò Antonio. Poi indicò rispettivamente Benedetta e Vittorio, “Madrepatria e Partigiano seguiranno nella catena di comando, succedendosi se chi gli sta davanti fosse incapacitato a dirigere la Squadra Italia. Quanto agli altri due elementi…” nel vedere i quattro candidati guardarsi intorno, perplessi, aggiunse, “Li incontrerete nell’area di addestramento. Appena avrete avuto la decenza di indossare i costumi e prepararvi.

Vittorio sollevò la mano. “Mi sembra il momento per parlare della nostra libertà di rifiutare l’incarico, adesso.

Curiosamente, Vitale non sembrò turbato da quella uscita. “Naturalmente. Parliamone pure. In fondo, si tratta solo di un incarico molto ben pagato, con tutti i benefit che verrebbero a voi ed alle vostre famiglie. Certo, ci sono dei rischi, ma il fatto che il vostro sia normalmente uno stile di vita tranquillo e morigerato non dovrebbe influire sulle vostre decisioni. Sarete addirittura, mioddio, trattati come degli eroi. Certo, bisognerà tacere sulle vostre identità civili, ma avete ragione: essere delle icone popolari costruttive, invece di scendere al livello del Grande Fratello, non vale il sacrificio di fare sapere al mondo…”

Cesare si alzò in piedi, mettendosi sull’attenti. Roma si mise seduta in posa marziale. “Accetto di fare parte della Squadra. Sarà un onore, signore.

“Conti anche me, capo,” fece Benedetta, più esausta da quello sproloquio apparentemente interminabile, che convinta.

Antonio ebbe solo un momento di esitazione. “Non dico di no. Spero solo di potere essere utile a dare un esempio veramente positivo ai miei compaesani.” All’assenso di Vitale, si alzò in piedi.

Vittorio rimase lì dov’era, non esattamente contento di essere stato appena sommerso dalla maggioranza.

Digrignò i denti, e disse solo, “Sono dei vostri. Ma che la paga sia buona.”

 

A quel colloquio, seguì una collaudata routine: visita della sede della PMP, familiarizzazione con gli ambienti, igiene personale, pranzo, e finalmente il momento di indossare i costumi.

 

Quando le porte sull’area di addestramento si aprirono, ne emersero quattro individui molto diversi dai civili convocati qualche ora prima.

Vessillo sembrava veramente un Capitan Italia: giubbotto bianco, così come i calzoni, che però erano verdi all’altezza del bacino. Colletto e spalline rossi, guanti rossi e stivali verdi. Uno Stellone dorato era dipinto sul torace. Alla cintura, portava un gladio romano rinfoderato. Il volto era coperto in parte da una maschera verde, e i capelli normalmente castani di Cesare erano stati tinti di rosso e presentavano una ciocca bianca al centro. Al suo fianco, Roma sfoggiava a sua volta un giubbotto imbottito foderato di tasche e un collare dai riflessi argentati.

Partigiano indossava un body integrale, nero, con una bandoliera trasversale e cintura con tasche. Ogni gamba aveva una fondina per una pistola. Fondine per pugnali erano presenti sulle braccia, che sfoggiavano una fiamma tricolore ed un teschio demoniaco sulla sommità della fiamma. Il volto era completamente coperto, e sul nero spiccavano due minacciosi occhi bianchi. Alla schiena, portava uno zaino compatto. Completava il tutto un basco leggermente reclinato.

Madrepatria sembrava saltata fuori dal mercatino delle pulci dei super-eroi. Anche lei indossava un costume-bandiera, ma con i colori disposti come si doveva. Sul tutto portava una giacca lunga verde militare. E il suo abbigliamento era sbrindellato in più punti.

Falcone era il più ‘metropolitano’ fra loro: maglietta nera, calzoni pure neri, impermeabile lungo con il bordo frastagliato, guanti di pelle e stivali leggeri sotto i calzoni. In testa, portava una bandana tricolore con un lungo fiocco alla base. Aveva personalmente espresso il desiderio di non andare in giro con il volto coperto: nessuno avrebbe dovuto pensare che un vero uomo d’onore avesse qualcosa da nascondere.

“Capo,” disse Madrepatria, squadrando per l’ennesima volta Partigiano, “so solo che se ti vede questo Punitore, scommetto che ti cita per plagio d’immagine. Chi diavolo ha pensato che così conciato saresti ‘rassicurante’?”

“Alle PR ci penseranno gli addetti,” disse il Toscano. “A me basta fare il mio dovere,” e picchiettò la mitraglietta al fianco -c’era di che sentirsi bene, con tutto quell’arsenale addosso!

“Questo è lo spirito, mister,” disse una voce femminile, con un lieve accento del sud.

In quel momento, dalla parte opposta della stanza, entrarono due individui -e, a giudicare dall’aspetto, dovevano essere i due ‘super’ mancanti all’appello.

“Ehi, io la conosco quella lì!” fece Madre, rivolta alla donna dai capelli biondi, che indossava un costume dorato con frange tricolori alle braccia ed alle caviglie, una banda alla fronte con medaglione pure tricolore, e una corta mantellina dorata che le arrivava fino ai gomiti. “Sei Sun, del Worldwatch!”

“Sonia Elios al servizio della comunità,” disse l’eroina, salutando. “Ed ex membro del defunto Worldwatch. Felice di conoscervi.”

E il tuo amico è...?” chiese Falcone, osservando il gigante accanto a Sun. Altezza non inferiore a due metri, un volto granitico che doveva essere servito a modello per quello di Terminator, un alto ciuffo candido alla mohicana. Corpo coperto da un’armatura finemente modellata sul corpo, con un pettorale tricolore a cuneo. I suoi occhi erano metallici, o almeno dovevano essere coperti da una membrana metallica…

“Lui è Legionario,” rispose Sun. “È di poche parole, e credo sia perché è un cyborg. Un prodotto FIAT-Alenia Marconi.”

“Se riesce a stare in piedi, allora, lo considero un successo,” commentò Madre. Osservò le nude pareti metalliche. Sembrava di stare sul set del Cubo. “Allora, qual è il programma della giornata? Non dovevamo trovare il nostro istruttore ad attenderci?”

Fu come avere dato un segnale: le luci della stanza si spensero. Tutte.

“A proposito di malfunzionamento…” fece Partigiano, mentre le luci di emergenza si accendevano tremolando, riempiendo l’ambiente di una debole luce azzurra.

Vessillo toccò un lato della sua maschera, attivando il comunicatore. “Parla Vessillo. Generale, che problemi ci sono..?” ma gli rispose solo un irritante fruscio, lo stesso che giunse dagli altoparlanti.

“Non ditemelo,” fece Partigiano, mettendosi una mano alla faccia. “Siamo bloccati qua dentro, nel nostro stesso quartier generale!” Nessuno osò aggiungere verbo.

E qual è il problema?” Sun si avvicinò alla porta da cui era venuta. “Prima di entrare qua dentro, ho fatto scorta di energia solare. Non ce ne vorrà tanta, per sciogliere la serratura di questa porta.

Tutti la videro appoggiare il palmo sul metallo, scegliendo istintivamente l’ideale posizione di una serratura, anche se non ce n’era una visibile. Poi la mano brillò di energia pura, incandescente…

E un tremendo colpo di forza sbatté l’eroina all’indietro, come se un mulo l’avesse calciata nello stomaco!

“Fammi indovinare: nel tuo vecchio gruppo non brillavi per il lavoro di squadra, vero?” Madre se la ridacchiò, alla vista di Sun rimbalzare sul sedere due o tre volte, prima di finire ai piedi del resto della Squadra. La sua era una domanda retorica: dal tono delle due o tre interviste rilasciate, Sun e il lavoro di squadra non andavano molto d’accordo.

Ognuno degli eroi in piedi, spinto da una vita spesa a fare attenzione ai particolari, prese a guardarsi intorno con gli occhi, alla ricerca di un possibile pericolo. “Se alcuni sistemi difensivi funzionano,” disse Vessillo, “vuol dire che sono collegati a un generatore d’emergenza.”

“E se il cortocircuito ha sputtanato in qualche modo i programmi,” aggiunse Partigiano…e fu interrotto dall’abbaio di Roma. La lupa stava guardando verso l’alto.

Verso il blocco d’acciaio in caduta libera verso la Squadra!

Non ci fu bisogno di dirlo: gli eroi si sparpagliarono in fretta. Solo Legionario rimase dov’era, intento a fissare l’oggetto.

Un pugno corazzato scattò improvvisamente verso il metallo.

Contatto! Un blocco pesante quattro tonnellate fu fermato da quel singolo pugno. L’istante successivo, una ragnatela di crepe apparve lungo tutto l’oggetto…che si disgregò come un cubetto di ghiaccio preso a martellate.

Non ci fu il tempo di restare sorpresi: una serie di pannelli si aprì sulla parete nord, e da essi emersero dei missili.

“Programmato o no, è uno stile che mi piace!” Il Partigiano prese la mitraglietta e sparò: una raffica breve, non di proiettili ordinari, bensì di minuscoli missili a ricerca automatica del bersaglio. Ogni proiettile, un centro!

A quel punto, la sequenza di attacco si interruppe.

“Persino i sistemi automatici sono dei cacasotto,” commentò Partigiano, mettendosi seduto a terra, con le gambe incrociate. “È un miracolo se questo paese gode ancora di una sua autonomia.

“Preferiresti che ci trovassimo sotto qualche sedicente dittatore?” chiese Falcone. “Sei un gran pessimista, per essere un cacciatore di criminali di guerra.

E tu un incredibile ottimista, per essere un mafiosetto di serie B. Di’, come riesci a raderti senza guardarti allo specchio?”

I loro occhi si incontrarono. Non conosceremo mai l’espressione di Partigiano dietro la maschera, ma di sicuro quelli di Falcone brillarono di un odio così feroce che quasi si accesero. Occhi di assassino, che avrebbe potuto vendicarsi velocemente e nel modo più drastico.

E noi dovremmo lavorare insieme?” chiese Madrepatria, scuotendo la testa. “Cavolo, siamo abbastanza per fare un partito e scannarci per la presidenza, altroché.”

“Detto da una che pensa ai soldi, per prima cosa…” il Toscano moriva dalla voglia di accendersi una sigaretta.

Lei gli si accosciò davanti. “Bello, i soldi mi vanno bene, ma mi va anche di uscire dalla merda una volta per tutte. Essere una mutante, in una città come la mia, è due volte una rottura: prima di tutto, essere un mutante dalle nostre parti è peggio che essere omosex, ti guardano come spazzatura ambulante. La mia famiglia mi ha scacciato in fretta, quando manifestai i poteri. E seconda cosa, anche come illegale mi guardano dall’alto al basso: quelli come me sono ‘concorrenza sleale’, dicono. Non avimmo manco il coraggio di organizzarci fra noi. I più furbi se la squagliano!”

E tu non sei stata furba?”

Amo la mia città, va bene? È ridotta da fare schifo, ma è la mia terra. E tu? Che razza di psicopatico sei per andare in giro ad ammazzare gente per soldi?”

Lui tacque per un minuto, prima di rispondere. “Mio nonno era nella Acqui.”

“Eh?”

Vittorio sospirò. “La divisione Acqui, che nel 1943 si trovava in Grecia, a Cefalonia. Furono massacrati tutti dai Nazisti, per rappresaglia contro il cambio di sponda del Governo Italiano.

“Mia madre, allora solo una ragazzina, crebbe con un odio che rasentava il fanatismo. Quell’odio non si estinse neppure quando tirò l’ultimo respiro. Si era assicurata che frequentassi la migliore accademia militare, per essere ammesso alla Folgore, per diventare il migliore…ma i tempi cambiavano, nel frattempo. Il nemico di ieri aveva finito col diventare l’alleato di oggi. Ed io ero un antitedesco fuori dal mio tempo.

“Scelsi di diventare un cacciatore di Nazisti in Italia dopo avere letto dei rapporti e degli articoli in merito ai criminali di guerra mai perseguiti nel nostro paese. Per non farsi nemici i nuovi alleati, per mantenere buoni i rapporti dentro la NATO, l’Italia adottò la linea del silenzio. Ma non io.

“Quando sono stato convocato, all’inizio ho pensato ad una specie di scherzo…e ancora penso che questa ‘Squadra Italia’ sia solo un tentativo di imitare i Vendicatori o gente del genere. Ma un po’ alla volta, mi sto rendendo conto che non posso sperare di arrivare alla pensione come mercenario. Preferisco fare qualcosa di decente, di smetterla di vivere un odio che non è neppure mio. E tu, uomo-bandiera?”

Vessillo sfiorò la parete, ricevendo una scossa elettrica, che i guanti isolanti attutirono. “Non siamo un paese perfetto, ma quale lo è? Continuiamo a vedere in altri paesi, soprattutto negli USA, quelle virtù che noi rifiutiamo di ammettere di avere.

“Non siamo un paese da terzo mondo, ma continuiamo a comportarci come se lo fossimo, e finiamo col trascinare noi stessi nell’abisso. Confondiamo ogni moto d’orgoglio nazionale con il fascismo, e così accettiamo che chiunque detti ordini alla nostra politica estera ed economica…

“Come ha detto il Generale Vitale, non siamo qui per trasformare l’Italia. Io farò quello che devo per aiutare la gente, come in famiglia abbiamo sempre fatto…ma che io sia dannato se permetterò a qualche figlio di giornalista di darmi del politicizzato o del fascistoide.”

“Le intenzioni sono buone,” disse Sun, “ma ho un po’ di esperienza in realtà. La mia vecchia squadra fu demolita dai dissidi interni e dalle esigenze della politica. Succede, quando si mette insieme della gente come se fossero un branco di impiegati, non importa quanto bene remunerati: un gruppo si deve basare su rispetto e conoscenza reciproci…”

“Parli proprio tu, di rispetto?” chiese Madrepatria.

“Ho detto ‘esperienza’, cocchina. E dovete ammetterlo, rispetto a voi ne ho da vendere.”

Si sollevò una specie di gemito collettivo. Legionario tacque.

Cosa ti hanno detto, su di lui?” fece Falcone, indicandolo col pollice.

Sonia Elios scosse la testa. “Solo che era un volontario. Non so neanche come si chiama veramente.

“E ti pareva,” commentò Partigiano. Poi voltò lo sguardo verso Roma: la lupa era impegnata ad annusare con cura a terra. Ogni tanto si fermava, grattava con una zampa, uggiolava, e poi ricominciava. Sembrava determinata a fare così con ogni centimetro quadrato del pavimento.

Che sta facendo quella bestia?” chiese Partigiano.

Vessillo era intento a sua volta ad osservare quello che faceva l’animale che tante volte lo aveva accompagnato in missione, nei Carabinieri. Era stata una sua precisa richiesta di averla al suo fianco anche in questa nuova attività. “Sta cercando una via di uscita, ecco cosa sta facendo.”

“Allora ne avrà da nasare: qui il vero miracolo è che ci sia ancora l’aria.”

 

Sei Siciliana anche tu?” chiese Falcone, rivolto a Sun.

Lei annuì. “Di Montalba, sulla costa nord. Altro nome, stessa merda.

“Non eri felice di vivere lì?”

Lei fece spallucce. “Lasciamo perdere, va’. Diciamo solo che non vedevo l’ora di fare un po’ di vita fuori da quel posto.” E non aggiunse altro.

Ci provò lui. “Corsolungo non è così male. I disoccupati si possono contare sulle dita di una mano, tutti gli altri hanno un lavoro chi in campagna e chi in città. Gli anziani non devono temere per la loro salute…e sai cosa mi fa incavolare, di tutto questo?”

Lei fece scena muta.

“Mi fa incavolare che il merito è di una lunga serie di passaggi di potere fra due famiglie, una delle quali la mia. Mi fa incavolare che fra queste famiglie ci sia stata una faida generazionale, che ha lasciato me l’ultimo membro. Mi fa incavolare che la mia gente non voglia mandarmi al diavolo per chiedere aiuto allo Stato. Mi fa incavolare che potevo scegliere fra il portare avanti la mia parte di faida o seppellire l’orgoglio e lasciare la vittoria in mano al vecchio nemico.

“Non mi sento giustiziere, ma so cosa è la giustizia. E non ho nulla di cui redimermi, sono fiero di avere fatto la mia parte senza oltrepassare i confini di un vero uomo d’onore.

“Esistono ancora quelli come te?”Patria si passò le dita fra i capelli. “Ambigui cavalieri di altri tempi… Trovo che siano figure affascinanti. “Dalle mie parti sembrano essere scomparsi: i pezzi grossi sono diventati tutti imprenditori, freddi e calcolatori.

“Almeno, della gente per bene esiste ancora. Il popolo Napoletano sta all’Italia come i Newyorchesi agli USA: gente a parte di un mondo a parte.”

“Amen… Ma da quanto tempo siamo qui, ridendo e scherzando?”

Fu Vessillo, a rispondere. “Trentuno minuti e ventidue secondi…”

“Credete che si accorgeranno di noi, prima o poi?” fece Sun. “Questa cosa sta diventando ridicola, non siamo mica al confessionale del Grande Fratello!” Guardò verso il soffitto. “Chiudete gli occhi e statemi lontani: fra poco farà caldo. Puntò le braccia verso il soffitto, e senza preavviso liberò un’abbagliante getto di plasma solare!

Il campo di forza oppose una debole resistenza di fronte a quell’assalto…ma il calore non aveva fatto in tempo ad arroventare il metallo, che i sistemi di difesa entrarono di nuovo in azione -questa volta, sotto forma di bocchette da tutti i lati, pavimento incluso!

“GAS!” urlò Vessillo, sottolineando l’ovvio, mentre getti densi andavano a riempire l’ambiente.

Il capo della Squadra reagì altrettanto rapidamente: il simbolo sul suo torace si illuminò al comando mentale. Un momento dopo, bozzoli di energia avvolsero ogni singolo membro del gruppo, ad eccezione di Legionario.

Quando si dice che lo Stellone ci protegge…” fece Partigiano. “Va bene, siamo protetti, ma l’ossigeno non durerà per sempre, no?”

Infatti.” Vessillo fece un cenno al possente cyborg. “Legionario, usa la tua forza per sfondare il pavimento. Non risparmiare le forze.

Cyborg annuì, sollevò i pugni. Si tese e li calò…

“Basta così, Squadra.”

I pugni si fermarono ad un soffio dal pavimento.

Il gas smise di fuoriuscire. Potenti ventole risucchiarono quello sospeso nell’aria. Le luci regolari si accesero.

Quando l’ambiente fu decontaminato, la porta si aprì, e da essa entrarono il Generale Vitale e un altro ufficiale, più giovane, con i gradi di Capitano.

“Ottima prova, Squadra Italia,” disse Vitale, brontolando come un orso soddisfatto. “A proposito,” indicò l’altro ufficiale. “Questo è il Capitano Lovelli, il Direttore della Palestra, vale a dire il centro di selezione e di addestramento. È lui che ha predisposto questo primo test.

“Sarebbe un test?” chiese Madrepatria. “Era più pericoloso girare nei Quartieri Spagnoli con addosso i gioielli delle feste e un bel portafogli in vista.”

“In riga, truppa,” disse lui, severamente. Loro si affrettarono ad obbedire, mettendosi tutti sull’attenti. “Molto bene. Non sopporto dei sottoposti indisciplinati, super o meno.

Dunque, prima di sbattervi a prendere a calci qualche superculo, come la stessa Sun ha notato, è importante che vi conosciate quanto meglio possibile…dato che in fondo siete insieme per la prima volta.

“Così, ho allestito un…’confessionale’,” Vitale guardò Madrepatria con un sorriso. “È servito un po’ per testare i vostri riflessi, fare capire l’uno all’altro di cosa siete capaci, testare la vostra capacità di deduzione…perché avevi capito che la sola via di fuga era verso il basso, giusto, agente?” chiese a Vessillo, che rispose con un secco “Sissignore!”

Vitale annuì. “Ma la parte più importante era che vi scoperchiaste un po’ gli uni con gli altri. Una serie di colloqui individuali non sarebbe servita a nulla se non a mantenere le distanze, e a me l’obbedienza piace mista al senso del gruppo, oppure commissionavo un esercito meccanico come Legionario.

“Non dico che siete pappa e ciccia, signori, ma almeno adesso sapete perché Vessillo è la scelta giusta per comandare il gruppo sul campo. Sapete perché avete accettato, e ne siete venuti a patti quanto basta.” Vitale si fregò le mani. “E ora basta con le chiacchiere. Vi aspetta una bella sessione di addestramento, di quello vero, tutto muscoli e sudore. La giornata è ancora lunga, e vi aspettano delle belle rogne, credetemi.

Loro gli credettero.